A due anni e mezzo dall’invasione dell’Ucraina, la Russia sta affrontando pesanti sanzioni economiche imposte dall’Occidente. Sebbene, secondo il FMI, il PIL russo sia inferiore di circa il 7% rispetto alle previsioni pre-conflitto, l’economia del Paese non è crollata come alcuni esperti avevano previsto.
L’economia russa appare molto diversa rispetto a quella precedente al conflitto. Dan Bucșa, economista capo per l’Europa Centrale e Orientale di UniCredit, osserva che le risorse del Paese sono state massicciamente mobilitate per sostenere l’apparato militare. Questo ha comportato non solo un aumento considerevole dei salari per chi lavora nell’industria bellica, ma ha anche creato una carenza di manodopera nel settore privato, costringendo le aziende ad aumentare ulteriormente i salari.
“Il consumo continua a crescere in Russia come se non fosse successo nulla,” spiega Bucșa, evidenziando come la popolazione russa sembri disconnessa dalla realtà della guerra.
Con l’aumento dei salari e la carenza di manodopera, i russi hanno iniziato a sostituire i prodotti europei con quelli cinesi, nonostante la qualità inferiore. Le automobili cinesi, vendute a prezzi comparabili a quelli delle Mercedes, vengono acquistate in massa poiché l’economia non militare del Paese è rimasta a corto di risorse. Questa dinamica ha contribuito all’inflazione, con la Banca Centrale russa che cerca di contenerla attraverso l’aumento dei tassi di interesse, ma con scarsi risultati.
L’economia russa è ora sostenuta principalmente dall’aumento esponenziale delle spese per la difesa, compresi i grandi pagamenti ai soldati e alle famiglie delle vittime del conflitto. Questo ha portato a squilibri economici regionali, con le zone vicine all’Ucraina o con una forte industria militare che mostrano prestazioni migliori rispetto al resto del Paese.
“Per un regime autoritario come quello di Putin, è relativamente facile reindirizzare l’economia verso la produzione militare,” osserva Bucșa, sottolineando però che questa transizione avviene a scapito di settori cruciali come l’educazione, la sanità e le infrastrutture civili.
In sintesi, mentre l’economia russa non si è ancora del tutto sgretolata, sta sicuramente vivendo una trasformazione profonda e complessa, con effetti significativi sulla qualità della vita dei cittadini comuni.
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